Con 1 donna colpita su 8, il tumore al seno è la neoplasia più frequente tra la
popolazione femminile. In base all’indagine di www.doveecomemicuro.it
(basata sui dati del PNE di Agenas riferiti agli anni dal 2012 al 2017), gli
interventi per tumore al seno in Italia hanno registrato un + 38,5% in 5 anni. A
cosa si deve questo incremento?
Sicuramente è merito delle campagne di screening mammografico che sono state avviate negli anni. Nel Nord Italia più del 90% delle donne aderisce alla mammografia di screening nella fascia tra 49 e 59 anni. Nelle regioni del Centro Sud l’adesione è intorno al 40% anche se la Sardegna si distingue con un’adesione intorno al 60% pur essendo state avviate le campagne più recentemente rispetto ad altre regioni. La mammografia di screening consente maggiori diagnosi e diagnosi più precoci della neoplasia con migliori risultati efficacia delle terapie. Inoltre vi è da considerare anche il maggior numero di donne che sono identificate come portatrici di mutazione genetica che espone all’alto rischio di sviluppare la neoplasia e che optano per la sorveglianza e non alla chirurgia profilattica di riduzione del rischio.
Da che età è consigliabile sottoporsi ai controlli in funzione preventiva?
Per le ragioni dette prima la fascia 49/59 anni è quella più a rischio perché lì si osserva il maggiore picco di neoplasia ma dopo i 40 anni, secondo le società scientifiche, andrebbe eseguita la prima mammografia. Nel caso di rischio genetico i controlli iniziano già a 25 anni e nel caso di alta familiarità per tumore , senza mutazione, già a 30 anni con la visita clinica, l’ecografia mammaria e la RM.
A quale centro rivolgersi per gli esami di screening?
In Sardegna operano attivamente i Centri Screening, i centri per la salute della donna, i consultori familiari , i medici di medicina generale : sono i primi baluardi nella prevenzione. Con l’attivazione piena delle breast unit nel territorio regionale le donne le donne potranno rivolgersi a centri dedicati alla patologia mammaria per le prestazioni di secondo livello. Oggi sono attive solo le breast unit dell’Ospedale Oncologico di Cagliari e dell’AOU di Sassari.
Come scegliere l’ospedale nell’eventualità di doversi sottoporre all’intervento
chirurgico?
La chirurgia mammaria ha fatto importanti passi, il progresso è costante per cui le donne devono rivolgersi a strutture che garantiscono alti volumi e che sono esclusivamente dedicate alla patologia tumorale del seno. I dati dimostrano che le donne operate in questi centri hanno una sopravvivenza del 20% superiore ai centri con bassi volumi di attività che significa anche maggiori rischi di esiti e di trattamenti non adeguati. La normativa nazionale prevede che i chirurghi che si occupano di questa patologia devono essere dedicati esclusivamente a tale chirurgia per offrire al meglio le possibilità di risultato e i trattamenti più efficaci e adeguati al singolo caso associando le moderne tecniche di chirurgia oncoplastica e ricostruttiva del seno.
La SC di Chirurgia Oncologica e senologica del PO A. Businco da lei diretta si è posizionata al 15° posto della classifica degli ospedali più performanti per volume di interventi per il tumore al seno nel 2018. Come valuta questo risultato?
Ottimo per una struttura che è considerata eccellenza in campo nazionale nonostante il 2017, l’anno a cui si riferisce quel dato, sia stato un anno di sofferenza per i problemi organizzativi dovuti alla fusione di tre strutture chirurgiche dell’AO Brotzu che sono confluite nell’unica struttura di Chirurgia oncologica e Senologia del Businco. Ma già dal 2018 i dai sono migliorati e oggi eseguiamo tra i 700 e 750 interventi per nuovi casi di tumore su 1400 che si registrano in tutta la regione e collocandoci al 7° posto in Italia. Ciò conferma la vocazione dell’Ospedale Oncologico di Cagliari come centro di riferimento regionale per l’oncologia e per la patologia mammaria soprattutto.
Quali progressi sono stati fatti negli ultimi anni in chirurgia?
L’80% degli interventi sono conservativi e con minore impatto sul corpo della donna, le mastectomie solo il 20% grazie alle diagnosi sempre più precoci. Più il tumore è diagnosticato quando è piccolo, non palpabile, in fase iniziale sono possibili interventi limitati e le tecniche oncoplastiche consentono interventi validi dal punto di vista estetico. Ma anche quando è necessario eseguire la mastectomia, l’asportazione completa del seno, in aiuto della donna cè la possibilità di chirurgia ricostruttiva che oggi viene seguita contestualmente, in unico tempo, con la mastectomia. Una tecnica che offre grandi possibilità è la mastectomia con conservazione del complesso areola – capezzolo che offre indiscutibilmente miglio risultati estetici.
Che novità ci sono per quanto riguarda la ricostruzione del seno?
La ricostruzione immediata con protesi con utilizzo di membrane biologiche o sintetiche consente la ricostruzione immediata, posizionando la protesi sopra il muscolo pettorale e non sotto di esso con minore impatto sulla funzionalità dell’arto superiore e minori esiti. Ma anche le tecniche ormai consolidate dell’asportazione del solo linfonodo sentinella e non di tutti i linfonodi ascellari riduce le complicanze di questo intervento che un tempo era la norma e ora viene limitato a casi particolari. Inoltre le metodiche per localizzare preoperatoriamente tumori piccoli e non palpabili hanno ridotto l’impatto della chirurgia che ancora oggi rappresenta un deterrente alla diagnosi precoce da parte di una fascia, per fortuna sempre più limitata di donne che, per paura delle cicatrici e della mutilazione da mastectomia a volte fuggono dai controlli di prevenzione che, se eseguiti, salvano loro la vita e possono restituirle d una esistenza normale.
Pubblicata su Pagina della Salute, quotidiano L’Unione Sarda di Cagliari
Leave A Comment